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martedì 7 maggio 2013

Sorvegliare e punire (il popolo del web)

Si è dibattuto molto, negli ultimi giorni, nell'interpretare alcune dichiarazioni dell'attuale Presidente (o Presidenta? o Presidentessa?) della Camera - per chi non sa quanto avvenuto, citofonare Zambardino - ma questo post non intende entrare nel merito della polemica. Mi limito a una considerazione personale: per essere ottimi politici bisogna avere, tra le varie doti, anche quella di essere ottimi comunicatori. Tuttavia, deve ancora passare il messaggio che per essere ottimi comunicatori bisogna anche (e soprattutto?) essere ottimi comunicatori 2.0.

Non perché - come spesso si ritiene - entrare a tuffo carpiato nella rivoluzione digitale in corso eviterà a molti di trovarsi in un Mormonismo culturale da cui è difficile uscire. Non credo né nella rivoluzione né nel Mormonismo. Ritengo tuttavia che chiunque svolga una professione che implica il contatto con il prossimo debba frequentare tutte le piazze in cui questo "prossimo" si riunisce. Incluse le piazze dei blog, dei social network, dei mondi virtuali e delle realtà aumentate.

Nel leggere vari commenti sulla cronaca recente di cui sopra, mi è caduto l'occhio su un interessante articolo di Bruno Saetta su Valigia blu, intitolato TwitterJokeTrial, il dissenso sociale e le leggi speciali per regolamentare la Rete.

Si parla di un processo avvenuto nel Regno Unito, nei confronti di un ragazzo (poi assolto) "colpevole" di aver scritto questo tweet in lamentela alla chiusura di un aeroporto: "Crap! Robin Hood airport is closed. You’ve got a week and a bit to get your shit together otherwise I’m blowing the airport sky high!!".

Qual è il reato? Terrorismo, procurato allarme? A mio parere sono stati creati molti più danni morali ai tempi del non-terremoto in Garfagnana. L'articolo di Saetta pone tuttavia un punto fondamentale sulla questione, che mi permetto di citare testualmente: «Il problema delle leggi speciali per Internet sta tutto qui (...) La verità è che le leggi per Internet ci sono già, perché non esiste una norma per la diffamazione al telefono piuttosto che in una pubblica piazza, come non avrebbe senso distinguere tra stupro in macchina o per strada, esiste “la diffamazione” e “lo stupro”, e generalmente un reato commesso tramite internet (per i giuristi “mezzo di pubblicità” ai sensi dell’art. 595 c.p.) è addirittura punito con una pena maggiore».

La mia formazione da comunicatrice è stata densa (molto densa) di sociologia e assai poco densa di web, complice del fatto che per i miei docenti il massimo dell'innovazione a quei tempi - laurea il 28 marzo 2008, fate due calcoli - era Wikipedia. Restando in tema di sociologia, questo articolo mi ha fatto tornare alla mente Michel Foucault e il suo Sorvegliare e punire. Di cosa parla, in sintesi? Una riflessione pubblicata nel 1975 su come il sistema carcerario sia diventato base della società moderna. Un sistema che attraverso l'esercizio del potere assoggetta, imprigiona, isola, che per mezzo della reclusione annichila il "soggetto deviante" impedendogli non solo di compiere ancora il suo crimine, ma anche qualunque forma di rieducazione, di ritorno alla società.

In misura minore, la logica di Sorvegliare e punire viene applicata quotidianamente dai molti che credono che esista un popolo del web (gli stessi, probabile, che da bambini alzavano la testa quando gli veniva detto "Guarda, c'è un asino che vola"). Tema dominante del dibattito di turno è l'ormai famigerato bavaglio, cui le voci a favore e contro si levano alte senza troppo argomentare. Chi sostiene la libertà della varia umanità che utilizza il web - leggi: articolo 21 della Costituzione - chi pensa che Il Web (con articolo determinativo maiuscolo, come fosse essere senziente) andrebbe chiuso, oppure regolamentato, oppure maggiormente sorvegliato. Mai che si discuta sulla sociologia del web, sul perché questi socialcosi hanno successo e sul come utilizzarli in maniera virtuosa. Citando nuovamente Saetta, «Non è con la sanzione criminale che si ‘educano’ i cittadini, ma casomai con una scuola efficiente».

Perché nelle scuole - e qui mi riferisco soprattutto alle scuole di giornalismo e comunicazione - non si insegna che blog e social network possono essere ben altro che un divertissement?

Perché non si spiega ai giornalisti che i social network non sono (1) un'inevitabile perdita di tempo, o ancora peggio (2) una paccottiglia di "dilettanti allo sbaraglio" che vogliono rubar loro il lavoro, per non parlare dell'essere (3) multinazionali concorrenti che incassano inserzioni pubblicitarie al posto loro, ma una via di contatto diretto con lettori e stakeholder (termine amato assai dai comunicatori), peraltro entrambi potenziali inserzionisti?

Perché non si spiega ai politici che se aprono gli account social per parlare con la gente, poi con la gente ci devono parlare, ossia rispettare la regola numero uno della linguistica secondo cui "il processo comunicativo tra emittente e ricevente è per sua natura intrinseca bidirezionale"? Ossia, per dirla in parole semplici: lo stagista del leader/segretario/ministro di turno non può rispondere a tutte le mention su Twitter e a tutti i commenti su Facebook per ovvie ragioni pratiche (ovvero: sono troppi e spesso a sproposito), ma non tenerne conto equivale a organizzare un comizio in una piazza vuota, mentre il pubblico dibatte in quella accanto.

Chi pensa che i social siano un inspiegabilmente doveroso spreco di tempo, farebbe prima a non usarli. Ci sono talmente tante attività interessanti da compiere nella vita, tante modalità differenti di creare fatturato, tanti canali attraverso cui intercettare il proprio elettorato. Se stare sul web non vi piace, o ci capite poco, ve ne prego, uscitene. Se invece scegliete di restare, abbiate l'umiltà di rallentare e capirne a fondo le regole, prima di ripristinare i metodi di cura punitiva del mezzo (in apparenza) deviante.

[l'immagine viene da qui]

lunedì 18 marzo 2013

Editori sul web

Questo post inizia con un grazie, anzi tre.

Grazie ad Alessio Neri e Giusi Carai, perché li seguo con affetto da molto tempo nei loro progetti - Editoria Crossmediale e Asterisk Edizioni - e l'impegno e l'entusiasmo con cui hanno compiuto il loro cammino fino a oggi dovrebbe essere di esempio per chiunque vuole trasformare la propria visione del mondo in un lavoro. Grazie ad Alessio e Giusi che lo scorso giugno hanno accettato il mio invito e hanno risalito lo Stivale fino a Genova, per partecipare a uno degli incontri Genova@ebook. Grazie, infine, ad Alessio e Giusi per avermi fatto dono di Editori sul web, il risultato di un lungo lavoro di ricerca e analisi sull'innovazione nell'editoria.

Una risorsa preziosa, che condensa mesi di lavoro e di post di Editoria Crossmediale per una panoramica ragionata di svariati temi: il presente (e il futuro) dell'oggetto-libro, del prodotto-libro e dell'ecosistema-libro; il presente (e il futuro) del giornalismo, nelle sue declinazioni cartacea e online; le risorse imprescindibili che gli editori possiedono (e spesso non sfruttano adeguatamente) e quelle che un futuro editore deve conoscere e fare proprie.

Spunti di riflessione complessi e variegati, difficili da riassumere in un post. Una lettura che ho particolarmente apprezzato per un altro motivo: [inizio "fatti miei"] è il primo testo sull'editoria digitale che leggo dopo aver smesso di lavorare in questo ambito [fine "fatti miei"]. I saggi, i post e i tweet sul "tema-ebook" assumono una prospettiva molto diversa, quando lo sguardo dell'addetta ai lavori è lasciato da parte, quando a leggere è una persona come tante altre, che ama  leggere, ama scrivere, vuole diventare giornalista e pensa che il digitale (se usato con metodo e parsimonia) sia una risorsa per aiutare il mondo a cambiare in meglio.

In particolare, l'aspetto che più apprezzo di Editori sul web è il processo che ha portato alla sua creazione. Un blog-osservatorio sull'innovazione e la crossmedialità, coltivato con una lunga sequenza di post, rilanci sui social network, scambi di commenti e opinioni con i lettori; partecipazione a eventi, fiere del libro, conferenze, in Italia e all'estero; lettura di testi e saggi critici sugli argomenti trattati; messa in pratica di quanto appreso con l'avvio in prima persona di una startup editoriale digitale.

In poche parole: formazione, metodo, pazienza. Il fil rouge dei capitoli di questo ebook è che la prima regola per approcciarsi a qualunque cosa - dall'avviare una propria azienda allo scrivere un post come questo - è studiare, studiare, studiare.

Per leggere Editori sul web dovete acquistarlo sullo store diretto di Asterisk Edizioni (e perché dobbiate passare solo ed esclusivamente per lo store diretto lo capirete leggendo...).

venerdì 14 gennaio 2011

Lavorare come blogger, redattore e web content: la lettera di presentazione

Il modo in cui ci si presenta aumenta in modo esponenziale le possibilità di trovare collaborazioni e lavoro. Soprattutto nel lavoro online, in cui spesso è impossibile sostenere colloqui face to face e ci si limita a uno scambio di mail, al massimo a una telefonata.

Ci vuole un istante a cestinare una mail non scritta nel modo giusto. Sul web trovate molti consigli su come scrivere una lettera di presentazione efficace, tutti ugualmente validi.

Prima di scrivere la vostra, a mio parere dovete porvi tre domande:
1- A chi sto scrivendo? Avete dato un click al sito, prima di rispondere all'annuncio o soffermarvi solo sulle paroline magiche Lavora con noi? Prima di - per esempio - candidarvi come 'collaboratore della sezione culturale', siete assolutamente certi che quel sito abbia una sezione culturale? O meglio, che il sito la definisca proprio in quel modo? Analizzate a fondo il sito, soprattutto l'area in cui vorreste esprimere il vostro talento. Usate le stesse parole con cui sono definite, per far intendere che ne avete compreso a fondo lo spirito.

2- Perché proprio io? Saper scrivere un articolo in italiano corretto non è poi così difficile. Lo è saperlo scrivere in modo che sia notiziabile, saper scegliere le foto giuste, saper collocare bene i tag e le parole chiave nel titolo. Quando vi presentate, mostrate non solo che siete bravi, ma che potreste fare la differenza. Mettete in evidenza le vostre capacità con un articolo di prova sull'argomento di cui vorreste trattare, o i link a vostri articoli che sono già sul web. Mostrate quanto siete competenti sull'argomento di cui vi vorreste occupare.

3- Perché proprio loro? La scrittura non è solo lavoro: è qualcosa che richiede competenza, dedizione, passione. Cosa vi porterebbe a scrivere per un sito che, in circostanze diverse, non leggereste nemmeno sotto tortura? (salvo un congruo stipendio, è chiaro)
Nella vostra lettera di presentazione deve emergere non solo che volete scrivere, non solo che volete scrivere di un certo argomento che vi piace e in cui siete competenti, ma che volete scrivere di quell'argomento proprio su quel sito. E deve essere un'affermazione più che sincera, che parte da dentro. Altrimenti chi legge se ne accorge al volo.

giovedì 13 gennaio 2011

Lavorare come blogger, redattore e web content: come si fa il curriculum

Qualunque lavoro stiate cercando, non potete fare a meno di un curriculum. Anche se si tratta di un lavoro da casa, il cv è il vostro lasciapassare per far capire chi siete. Non limitatevi mai al bottone di risposta veloce che trovate su Kiji o siti analoghi, né a una mail generica in cui chiedete informazioni. Il modo in cui vi presentate all'inizio può essere determinante per il vostro futuro professionale.

Come si crea un curriculum efficace?

Anzitutto partire dal formato: non basta scrivere i vostri dati su un foglio word nel modo che più vi piace (e ancor meno scordatevi di scriverlo a mano!). Per presentarvi correttamente a un'azienda - che sia un Ente pubblico, una redazione giornalistica o un network di blog - dovete seguire il formato europeo, che oltre a essere graficamente ordinato ha valore in tutti i Paesi dell'Unione Europea.

I modelli per creare un curriculum in formato europeo si trovano al sito di Europass: potete creare online il vostro cv o scaricare il modello e compilarlo con i vostri dati.

Cosa bisogna mettere nel cv?

E' necessario riempire con i vostri i dati tutti i campi che trovate nel modello, nessuno escluso. Anche se non avete ancora accumulato esperienze di lavoro. Anzi, è proprio qui che si mette in luce la vostra capacità creativa di investire su voi stessi.

Scrivete tutto ciò che riguarda il vostro percorso personale, formativo e professionale. Anche ciò che in apparenza sembra insignificante.

Parlate di social network. Citate tutti quelli su cui avete un profilo: indica che conoscete il settore e avete già una certa dimestichezza.

Mettete un link al vostro blog personale e gli argomenti che in esso trattate. Spiegate che siete a conoscenza delle tecniche di scrittura, che esportate i vostri post su social network e social bookmarks, che sapete creare gallerie fotografiche e embeddare un video su YouTube.

Infine non dimenticare di mettere i vostri recapiti. Dovete essere sempre rintracciabili e alla portata di chi vuole offrirvi una collaborazione. Telefono cellulare ed email sono essenziali, a cui si può aggiungere un eventuale contatto Skype o il link al profilo LinkedIn.

mercoledì 12 gennaio 2011

Lavorare come blogger, redattore e web content: i consigli di Repubblica degli Stagisti

Un sito che chiunque si approccia al mondo del lavoro - online e non - è Repubblica degli Stagisti, curato da Eleonora Voltolina. Per quanto riguarda il lavoro di giornalista, blogger, articolista o che dir si voglia, ci sono molti spunti interessanti per capire come muoversi nel settore, e soprattutto quali ostacoli evitare.

A mio parere la priorità fondamentale è una sola: non accettate mai di lavorare senza un contratto. Senza un contratto regolare (va bene anche una scrittura privata, non bisogna per forza essere lavoratori dipendenti) nessun rapporto di lavoro ha il diritto di esistere. E' il contratto che vi tutela - per esempio - affinché la testata che vi offre lavoro vi dia poi in cambio il compenso previsto.

Se volete diventare giornalisti pubblicisti, ricordate che è la testata che deve pagare voi, non voi che dovete pagare la testata. Se lo fate, è illegale e svilite il vostro talento e la vostra passione. Questo articolo di Repubblica degli Stagisti è molto illuminante in merito, così come quello che vi spiega i passi da compiere per diventare pubblicisti.

Ma non c'è solo questo: Repubblica degli Stagisti denuncia la vergogna di articoli pagati 2,50 euro l'uno (e chi fa questo mestiere ben sa che 2,50 ad articolo sono una cifra quasi 'alta', rispetto alla media...).

Cosa fare dunque per cambiare le cose? Due sono le regole principali:
1) informarsi. Se una testata vi dice che "al momento non può pagarvi" o che "1 euro ad articolo è il massimo che può permettersi", abbiate il coraggio di dire no grazie e passare oltre. Perché esistono molte testate serie che pagano in modo serio e soprattutto stipulano regolare contratto con ogni collaboratore.

2) valorizzarsi. La scrittura è un dono bellissimo. Se amate farlo e volete sviluppare il vostro talento, perché svilirlo con un lavoro qualsiasi? E' come studiare per un esame universitario facilissimo puntando al 18. Dedicate al vostro blog personale le vostre energie, e sul fronte lavorativo puntate solo al meglio! E' nel vostro diritto!

venerdì 7 gennaio 2011

Lavorare come blogger, redattore e web content: mille modi di dire articolista

Passate le feste, calza della Befana inclusa, proseguiamo da dove le puntate precedenti avevano interrotto.

Trovo che il punto di partenza per trovare lavoro sia sapere che cosa si vuole fare. Avere un obiettivo mirato è molto più vantaggioso che andare alla rinfusa, alla ricerca di quel che trovo, trovo. Non va bene. Per raggiungere uno scopo, bisogna anzitutto conoscerlo.

Credo che uno dei limiti delle professioni del web stia proprio nella mancanza di definizione. Spulciando gli annunci, ma anche le auto-presentazioni di coloro che praticano (o almeno ci provano) questo mestiere, mi sono resa conto che c'è una generale confusione di termini.

Noto anzitutto che quasi nessuno usa la parola giornalista: troppo d'elite forse, in un paese in cui esiste la ben nota Casta dell'ordine (notare come ho messo le maiuscole) e in cui requisito indispensabile per accedervi è essere pagati (a questo proposito consiglio i post de La Repubblica degli Stagisti e l'ottimo post del blog di Carolina Venturini).

Anche blogger è un termine troppo di nicchia e a prova di sfruttamento, per quanto ci sia chi crede il contrario: avrei inviato ugualmente il curriculum a Blogosfere senza questa frase? Ogni blog è è curato da 1 o più esperti/blogger (giornalisti e non) appassionati e competenti di quella materia; Blogosfere attraverso la sua redazione, seleziona con cura lo specialista per ogni blog.

A seguire i tre validi sinonimi: redattore, web content, web editor. Quello che nelle redazioni si chiama deskista: scrive, passa, impagina, tamburineggia e così via. Un quadro più che completo del lavoro redazionale.

Chi invece scrive contenuti per un sito web aziendale e/o articoli pubbliredazionali si chiama copy (contrazione di copywriter).

Infine il circo dell'assurdo: più parole entrano, più bestie si vedono. Ed ecco articolista, che per molti aspiranti "datori di lavoro" è sinonimo di non-specialista, per cui scrivere di turismo in Malesia, indici di Borsa e settimana della Moda è lo stesso. Sa poco di tanto e tanto di poco, ragione per cui guadagnare 1-2 euro ad articolo non è poi una tragedia. Web writer, versione spuria e tecnologizzata del termine che dovrebbe accomunare il novelist e il poet. Ecco, se avessi i soldi stipendierei volentieri un web novelist e web poet. Ma chiudo sul più divertente che ho sentito: cercasi newser. E su questo preferisco non spendere commenti.

Se conoscete altri modi creativi per dire in fondo la stessa cosa, mi fate un fischio?

lunedì 3 gennaio 2011

Lavorare come blogger, redattore e web content: quando troppo è troppo

Tirando le fila di quanto detto nei post precedenti, ho trovato molto ad hoc questo post del blog di Simona Cremonini.

Faccio dunque un appello a tutti gli articolisti - o aspiranti tali: non svendete il vostro talento per una paga da fame!
Nei prossimi post parlerò ancora di questo argomento, che ritengo fondamentale per chi è determinato a portare avanti questo progetto di vita.

giovedì 30 dicembre 2010

Trovare lavoro come blogger, redattore e web content (parte 3)

C'è annuncio e annuncio. Non tutte le testate hanno lo stesso grado di affidabilità, e non tutte offrono ai collaboratori le stesse condizioni.

Anzitutto, da brava genovese sto molto attenta alla distinzione tra chi paga e chi no. La maggior parte degli annunci recita "al momento non possiamo offrire una retribuzione, ma garantiamo la massima visibilità bla bla bla".

Traduzione di "al momento": per sempre. Traduzione di massima visibilità: quanti sono i lettori di quel sito? Lo hai mai trovato su Google News? Lo conoscevi prima di leggere l'annuncio? Datti le risposte e giudica tu stesso.

Attenzione anche agli annunci che offrono un pagamento dai proventi di Google AdSense. Se non siete Beppe Grillo o un redattore del Corriere.it, è molto difficile che AdSense (pochi centesimi di € a click) vi porti a guadagnare qualcosa di lontanamente simile a uno stipendio.

Il mio consiglio? Scegli con chi collaborare, e solo dopo pensa alle condizioni. Se sei appassionato di un sito o un blog, lo leggi ogni giorno e credi nel progetto al punto che lavoreresti gratis pur di farne parte... allora sei sull'ottima strada!

Il lavoro con gratuità (che è un concetto diverso dal lavorare gratis, che è sfruttamento) è un'ottima cosa, se visto nell'ottica del condividere insieme un progetto che in futuro potrebbe dare frutti. Un'altra strada da percorrere è il lavoro vero, quello gratificato con una contropartita in denaro: quanto vale il tuo impegno per il progetto? Un euro? Un euro e cinquanta? Cinque euro? Sta a te giudicare le condizioni proposte e scegliere se si addicono alle tue capacità e al tipo di lavoro che vuoi offrire.

(leggi anche la prima e la seconda parte)

martedì 28 dicembre 2010

Trovare lavoro come blogger, redattore e web content (parte 2)

Per illustrare la presenza sul web di annunci di lavoro da casa non basterebbero dieci post come questo. Al di là degli 'autorevoli' Vivastreet, Kijiji e Bakeca ci sono una moltitudine di siti che offrono servizi analoghi, e una moltitudine di testate o pseudo-tali alla ricerca di collaboratori.

I siti che abitualmente consulto per cercare offerte di collaborazione sono pochi. Anzitutto Jobrapido, una sorta di motore di ricerca per gli annunci di lavoro: permette di registrarsi a una Job Alert che invia alla tua mail ogni giorno tutti gli annunci relativi alle parole chiave che desideri ("blogger", "redattore" e così via).

Il blog di Simona Cremonini indica spesso annunci di lavoro nel settore della comunicazione. Molto interessanti anche Lavori creativi, Spot and web e Prima comunicazione.

Ottimi spunti arrivano infine dall'area Lavoro dei forum di Giorgio Taverniti e Html.it.

Se avete altri siti da segnalare e che non sono presenti in questo post, lasciate un commento. E' molto importante per chi desidera intraprendere questa strada e ha bisogno di una guida su come orientarsi.

(leggi anche la prima parte)

lunedì 27 dicembre 2010

Trovare lavoro come blogger, redattore e web content (parte 1)

Da un lato c'è il creare il proprio blog, gestirlo, aggiornarlo e perfezionarlo come una costante proiezione di sé. Dall'altro c'è trasformare questa passione in un lavoro.

Le due cose non vanno confuse. Creare il proprio blog personale con il solo intento di guadagnarci sopra significa snaturarne lo scopo: il blog è uno strumento in cui scegli di esprimere te stesso, la tua personalità, ciò in cui ti senti competente e che ti appassiona di più. Questo tirare fuori ciò che hai dentro deve essere il tuo obiettivo.

La scelta di lavorare come blogger è qualcosa di differente. La competenza su un certo argomento, l'abilità nella scrittura e la puntualità nel lavoro diventano qualcosa da dimostrare non solo a te stesso, ma a qualcuno che è disposto a stipulare un contratto con te e pagarti per farlo.

Lavorare come blogger impone anzitutto il conoscere i blog. Alcuni sono strutturati con vere e proprie redazioni, per esempio il network Blogosfere. Altri sono blog collettivi alla costante ricerca di collaboratori, come Sul Romanzo. Blog come il mio sono invece gestiti da una singola persona, e tali rimangono.

In secondo luogo, è importante capire su cosa si vuole guadagnare. Non è un buon segnale proporsi come articolista generico, a cui va bene scrivere sia di ricamo che di alta finanza. E' importante riflettere su quali sono gli argomenti in cui sei esperto al punto da convincere un potenziale datore di lavoro a volere proprio te nel suo staff.

venerdì 10 dicembre 2010

Io bloggo - Le statistiche di Blogger (2)

Consultare quotidianamente le statistiche del tuo blog ti può essere utile per definire sempre meglio il tuo argomento.

Il feedback principale è sempre dato dai commenti che ricevi, ma non sempre accade che i lettori abbiano il tempo o la voglia di fare il login e lasciarti la loro opinione.

Le statistiche in questo senso ti permettono di capire quali sono i post più letti, e dunque su quali aspetti del tuo argomento specializzarti per avere sempre più lettori.

Sul mio ebook Io Bloggo trovi ulteriori consigli per la scelta dell'argomento più efficace per esprimere la tua personalità sui blog. Il primo capitolo è gratuito! Cosa aspetti?

giovedì 9 dicembre 2010

Io bloggo - le statistiche di Blogger (1)

Nel mio ebook Io Bloggo avrebbe dovuto occupare uno spazio rilevante la compresione delle statistiche, quella componente del blog che permette di capire quanti visitatori si hanno e quali sono gli argomenti più cliccati. Purtroppo Blogger ha introdotto questa funzionalità proprio mentre l'ebook andava in stampa, e non ho potuto dedicarvi alcuno spazio.

Vedrò di rimediare in una serie di post qui di seguito.

Per accedere all'area Statistiche bisogna fare il login su Blogger e cliccare sull'omonima voce nel menu (l'ultima nell'elenco).

Le opzioni a cui si può accedere sono moltissime:
(1) il numero di visitatori del blog
(2) i post più visitati (messi in un elenco in ordine decrescente)
(3) l'origine del traffico (ossia se i lettori sono arrivati al tuo blog da Google, da Facebook, da un altro blog e così via)
(4) ulteriori dati sui lettori (quale browser usano, quale sistema operativo, in quale nazione vivono)

Queste opzioni si possono a loro volta raggruppare dal punto di vista temporale: adesso (ossia monitorare i dati di cui sopra in tempo reale), oggi (il giorno corrente), settimana (la settimana corrente), mese (il mese corrente) e sempre (da quando il blog è stato creato).

martedì 7 dicembre 2010

Facebook e il nuovo profilo

Ma gli sviluppatori di Facebook non vanno mai in ferie? Da quando ho attivato il mio profilo sul social network più popoloso d'Italia (ormai più di due anni orzono), ho perso il conto di quante volte il mio profilo e la mia home page abbiano subito radicali trasformazioni di impaginazione.

Questo ennesimo cambiamento arriva purtroppo a poche settimane dalla pubblicazione del mio ebook Io Bloggo, che spiega come crearsi un profilo su Facebook con le vecchie impostazioni.

Tuttavia le caratteristiche di base sono rimaste le stesse: il profilo nuovo presenta solo un cambiamento nell'impaginazione e l'aggiunta di alcune categorie, come Sport praticati, lingue parlate e persone che ti ispirano.

lunedì 6 dicembre 2010

Io Bloggo sul blog di Bruno Editore

E' stato pubblicato oggi sul blog di Bruno Editore un articolo che ho scritto per promuovere il mio ebook Io Bloggo.

Lo potete trovare a questo link.

Fra pochi giorni alcuni nuovi consigli su come esprimere al meglio la vostra personalità online!

mercoledì 24 novembre 2010

Io bloggo: scegli l'argomento del tuo blog

Dopo la pubblicazione del mio ebook Io bloggo ho ricevuto messaggi di complimenti e congratulazioni, ma anche le prime richieste di consigli.

Non è facile partire da zero con un progetto. Non lo è stato per me, i primi post del mio blog erano sfoghi confusi scritti con il piglio post-adolescenziale, più che un reale contenitore di me stessa. Tutto si è formato via via con il passare del tempo.

Il primo scoglio contro cui si arena chi decide di aprire un blog è Di cosa parlo? E' una domanda complessa, soprattutto perché non è come chiedere un supporto tecnico. Se un lettore mi chiede Su quale pulsante devo cliccare per salvare il mio post? è facile per me rispondere. E' una procedura standard, meccanica e uguale per tutti.

Chiedere un consiglio su quale argomento scegliere significa non credere abbastanza nel proprio progetto. O almeno non averne capito a fondo l'importanza. Se crei un blog su un argomento che non è nelle tue corde, il tuo progetto arenerà in pochissimo tempo. A prescindere dall'impegno che metterai e dal numero (anche crescente) dei tuoi lettori.
Rifletti su chi sei, su cosa ti appassiona, su cosa sai fare meglio. Sono questi i punti di partenza per iniziare un progetto vincente.

mercoledì 17 novembre 2010

Io Bloggo - il mio primo ebook

E' una di quelle giornate che non ti aspetti. Ho passato anni a scrivere, passando dalle poesie stupide ai racconti pseudo autobiografici, a lamentarmi con me stessa perché andare oltre il 7 ai temi delle superiori era una faticaccia. Poi ho scritto il mio primo articolo, all'inizio di dicembre del 2008. Lì qualcosa è scattato. Tutto è cambiato improvvisamente.

Oggi sono arrivata fin qui: un frullatore di tremila progetti, quasi tutti (al momento) ancora in cantiere. Questo spazio in cui raccontarmi, il quaderno che non abbandona mai la mia borsa, Blogosfere per lavorare divertendomi. E tutto il resto. Giusy, Ilaria, Lorenzo e Michelle. Morgan, Carolina, Gabriele, Geraldina, Giulia, Paola, Enrica e Daniela. Tutti i blogosferici, uno a uno. Tutti quelli che ancora devo incontrare.

Questo traguardo è per tutti voi. Oggi parte il primo tassello. La mia prima pubblicazione. Il mio primo ebook.

Il blog è la mia vita, e se ancora avevo qualche dubbio, questo ebook è il primo passo per scioglierli tutti.

venerdì 1 ottobre 2010

Google AdSense: come eliminare dal blog annunci di editori a pagamento

Comunicazione di servizio: come già fanno altri blogger del settore (per esempio Sul Romanzo), anche io cerco di cancellare dagli annunci AdSense qualunque cosa riguardi EAP (leggi: Editori A Pagamento) e POD (leggi2: Print On Demand).

Dato che Albatros & company spopolano di brutto, se qualcuno tra voi desidera sapere come fare trovate tutto a questo link di Google.

giovedì 27 maggio 2010

Lasciare Facebook perché non rispetta la privacy? Naaa

Lunedì 31 maggio è il giorno in cui tanti utenti di Facebook diranno ciaociao ai loro account, ossia si cancelleranno in protesta alle ripetute violazioni della privacy. C'è persino un sito web che sta raccogliendo adesioni da tutto il mondo.

Mah.. a me sembra il solito fuoco di paglia, le adesioni al sito di cui sopra sono al momento poco più di 15.000, anche perché una buona percentuale degli utenti Facebook usa poco o niente il proprio account. Ricordo che diversi mesi fa uscì un messaggio bufala , che se non andava subito inoltrato a X contatti avrebbe portato alla cancellazione dell'account, perché considerato inattivo. Eppure ci vorrebbe proprio una bella ripulita..

Comunque sia, tanto discorso per dire che io da Facebook non mi cancello. Sono tra coloro che pensano che
(1) se ti iscrivi a un social network automaticamente metti in campo te stesso/a davanti al mondo, quindi hai poco da lamentarti sulla scarsità di privacy, è il prezzo che spesso bisogna pagare per la visibilità in rete.. soprattutto se fai come tanti che raccontano pure cosa hanno mangiato la sera prima e che sono tristi perché si sono mollati con il tipo/a.. (ma questa è un'altra storia!)
(2) i social network sono la via più immediata di condivisione, soprattutto per chi come me lavora sul web.. marketers, bloggers e altre figure professionali vedrebbero il loro lavoro dimezzato senza Facebook e compagnia.