Ancora un intervento per la rubrica Me, myself & ebook: si tratta di Barbara Greggio, redattrice per il blog letterario Sul Romanzo.
Steve Jobs aveva 56 anni, era affamato e folle. Non era un semplice visionario, ma un brillante imprenditore, per alcuni addirittura spietato. Voleva lasciare un segno sull'universo, non so se ci sia riuscito, ma il mondo senza di lui oggi non sarebbe lo stesso. La tecnologia ingombrante e macchinosa che circondava l'uomo negli anni Settanta si è assottigliata e semplificata grazie al sogno di Jobs. Un mondo digitalizzato, immediato, intrigante, in grado di stare in una mano.
L'e-book è la conseguenza naturale di questa visione. Leggere su un tablet, sfiorare uno schermo come le pagine di un libro. Cambiare titolo, autore, senza nemmeno doversi muovere da dove si è. Sarebbe un'idea geniale, trasferire il mondo della cultura in una manciata di centimetri di tecnologia, in alta definizione. Lo sarebbe, certo, se solo il libro non rappresentasse un mondo non riproducibile in scala milionaria. L'oggetto che esce in tiratura limitata, sproporzionata, eccessiva o mondiale dalle tipografie in realtà è solo l'inizio di una storia tutta privata. Il tablet non si piega, non si capovolge - aperto - su un cuscino, non si impila nei cartoni di un trasloco. Il tablet è uno, fermo e impassibile. Non cambia consistenza, non assorbe l'umidità di una vecchia soffitta, non si deforma di passione, furia e coinvolgimento. Resta lì e ti guarda, bianco e stanco, fino a che non si esaurisce la batteria.
Allo stesso modo, l'editoria digitale non migliora il livello culturale di un paese. Scrivere per piacere è un diritto di tutti, farlo per professione, avendo accesso alla grande distribuzione, è cosa riservata a pochi. A quelli che davvero ne sono capaci. Il proliferare di editoria a pagamento, di low cost, di scritto e buttato in rete, non è garanzia di libertà, ma solo di qualunquismo. Come ogni arte, anche la scrittura ha bisogno di tempo, riflessione, analisi. Senza il filtro dell'editore, dei suoi consigli, della sua visione esterna al testo, il lavoro dello scrittore non può ritenersi completo. L'arte di comporre su carta necessita di un occhio esperto e capace, così come il compositore si affida all'orecchio attento di un arrangiatore per dare il giusto ritmo alla propria musica. Un bell'abito, disegnato su carta e portato su stoffa, non ha valore se poi non è cucito bene, se invece di aderire ai fianchi cade informe fino a terra.
L'e-book – e con esso anche l’editoria digitale - è utile, ma non può sostituire il libro, proprio perché il bell'abito che è lo scritto non aderisce alla nostra vita se cade informe e senza misura sullo schermo di una tavoletta, anziché modellarsi sulla linea delle nostre mani.
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