Ognuno ha le sue debolezze. Chi il cioccolato, chi i filmetti porno, chi i reality show in tv. Io leggo Glamour. Non che io sia una fashion addicted, intendiamoci. Se dovessi definire il mio stile, potrei chiamarlo minimalista low cost: poche cose ma che amo vedermi addosso, rigorosamente comprate da Pimkie & affini, più qualche tornata di window shopping (termine molto english per definire il "guardare ma non comprare") senza sensi di colpa.
Il mio primo approccio con Glamour (o forse era Cosmopolitan) risale a qualche anno fa, durante uno dei miei primi giorni all'università: una mia compagna di corso leggeva in treno questa rivista, e mi ritrovai la sera a piangere sentendomi completamente inadeguata, io che nell'abbinare i colori ero una frana - e per certi versi lo sono ancora adesso - e che non capivo come mai il cosa mi metto fosse così importante. Solo quando ho iniziato ad amare me stessa ho compreso il senso di tutto questo: non è questione (solo) di marca, non è questione (solo) di cosa va di moda oggi, è anzitutto questione di star bene con se stessi.
So cosa penseranno in molti: una minimalista low cost non dovrebbe leggere Glamour. Una social media addicted come me dovrebbe cibarsi solo di Wired e Rolling Stone. Non che non ci abbia provato. Ma ho capito che amare se stessi significa anche amare le proprie debolezze, e dargli spazio. Con ogni probabilità nessun paio di Hogan varcherà mai la mia scarpiera, ma la mia parte debole non smetterà mai di guardarle. Per poi destinare il prezzo di quelle meraviglie a un weekend fuori porta o una carrellata di libri. Perché sarò anche debole, ma sono pur sempre io.
1 commento:
Concordo in pieno con quello che scrivi! Glamour lo leggo qualche volta, ma spesso compro Vanity Fair e la marca che compare nel mio armadio è quella di decathlon!
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