mercoledì 29 settembre 2010

Il paese delle prugne verdi - Herta Muller

«La bambina esce dalla casa dove ci sono solo adulti. Porta agli altri bambini, nelle mani e nelle tasche, i suoi giocattoli, tanti quanti ne riesce a trasportare. Perfino sotto i pantaloni e sotto il vestito. Posa i suoi giocattoli, svuota i pantaloni e il vestito. Quando inizia il gioco, la bambina non riesce a sopportare che un altro bambino tocchi le sue cose.

La bambina è trasformata dall'invidia, perché altri riescono a giocare meglio di lei. Dall'avidità, perché altri toccano ciò che appartiene solo a lei. Ma anche dalla paura di rimanere sola. La bambina non vuole essere invidiosa, avara, paurosa e sola. La bambina deve mordere e graffiare. Una bestia testarda che caccia i bambini, rovina i giochi per i quali si è rallegrata.

Poi è di nuovo sola. La bambina è brutta e abbandonata, come niente al mondo. Ha bisogno di entrambe le mani per coprire i propri occhi. La bambina vuole lasciare i suoi giocattoli, regalarli tutti. Aspetta che qualcuno li tocchi. O che qualcuno le tolga le mani dagli occhi, le restituisca i morsi e i graffi. Il nonno ha detto: occhio per occhio non è un peccato. Ma i bambini non mordono e non graffiano. Gridano: ficcatelo dentro, non ne ho bisogno.

Ci sono giorni in cui la bambina spera d'essere picchiata dalla madre. La bambina cammina velocemente, vuole arrivare a casa finché la colpa è ancora fresca.

La madre sa perché la bambina è tornata a casa così velocemente. Non la tocca. Dalla distanza infinita tra la porta e la sedia dice: Ti fischiano qualcosa, ora puoi mangiare il tuo giocattolo. Sei troppo stupida per giocarci
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