Bologna, 20 dicembre 2011. Una delle domande che Saverio Simonelli ha posto a me e agli altri booksblogger nell'intervista per La compagnia del libro era: tra un esperto di Jane Eyre o un appassionatissimo di Jane Eyre, di chi ti fidi maggiormente?
La risposta non poteva che essere sulla falsariga di questa: mi fido dell'appassionatissimo, ma con un occhio di riguardo all'esperto.
In fondo chi sono i blogger, se non appassionatissimi che attraverso la rete acquisiscono un (più o meno alto) livello di esperienza e credibilità in un certo ambito, pur non avendo nessuna qualifica "ufficiale" delle categorie normalmente ritenute di esperti (nel caso specifico: giornalista, critico letterario, saggista e così via)?
A caldo posso dire che mi fido di più dell'appassionatissimo perché lo sento al mio stesso livello.
A freddo il discorso cambia: il filo che divide esperto e appassionatissimo è molto sottile. Quasi invisibile, direi. Di fatto...
...chi dice che un esperto non sia anche appassionatissimo del settore che lo compete?
...chi dice che un appassionatissimo non abbia acquisito nel tempo un livello di competenza tale da definirlo esperto?
Infine (ed è l'aspetto che mi/ci riguarda più da vicino)...
...una distinzione netta tra esperto (luogo comune numero 1: il critico, il nome altisonante, quello che pubblica solo con i supermegaeditori) e appassionatissimo (luogo comune numero 2: l'emerito sconosciuto che apre un blog senza neanche pagarsi il dominio e twitta ogni giorno come un disperato) non rischia di essere indice di una visione limitata?
La rivoluzione digitale è questo: una critica letteraria liquida in cui si abbattono le barriere tra esperti e appassionatissimi, in cui chiunque tramite il web ha la possibilità di mettere alla prova il suo livello di esperienza e dialogare con chi condivide la sua stessa passione.
In cui io recensisco un libro (questo) e l'autore mi ringrazia via Twitter.
In cui undici estranei si mettono insieme e scrivono un libro (quest'altro), accomunati dal solo fatto di avere un blog e amare molto la lettura.
In cui non si ha la pretesa di essere esperti, ma solo la voglia di fare ciò che si ama di più.
Ossia leggere.
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