Elenco di alcune mie riflessioni dopo la triste giornata politica di oggi.
Penso che una vittoria per tre voti non è una vittoria.
Penso che tre donne che rinunciano a vivere in famiglia le ore prima del parto per qualcosa in cui credono siano un bell'esempio.
Penso che un cambio di bandiera improvviso si possa giustificare solo di fronte a una minaccia grave, solo di fronte alla paura.
Penso che chi compra voti con l'arma della minaccia e della paura merita solo pena.
Penso che il mio partito non era lì, e per oggi è stato meglio così.
Penso che alle prossime elezioni, che siano a marzo o fra tre anni, il mio partito ci sarà.
Penso che il Pd dovrà abbandonare l'ideologia del centro sinistra. Dovrà scegliere se essere di centro o essere di sinistra.
Penso che il Pd debba tenere a mente le parole di Corrado Guzzanti: il primo partito in Italia a fare le primarie, il primo partito al mondo a perderle.
Penso che Di Pietro non abbia nulla per cui colpevolizzarsi.
Penso che la violenza e gli insulti gratuiti non portano mai a niente.
Penso che i giovani dovrebbero manifestare in difesa di ciò in cui credono, e non contro a ciò in cui credono gli altri.
Penso che una vittoria non vale nulla, né per tre voti né per trecento, se la persona che li ottiene è malata.
Penso che quella persona sia malata da tempo, ma che lo neghi persino a se stesso.
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