Cosa distingue un buon romanzo da un cattivo romanzo? Chi decide cosa è letteratura e cosa accozzaglia di parole messe insieme?
La libreria del buon romanzo parte come un classico giallo: misteriose aggressioni, un "comitato" dalla dubbia identità, un uomo e una donna che decidono di sporgere denuncia. Poche pagine, e la storia si trasforma in filosofia, in riflessione, in meditazione.
Un uomo e una donna creano la libreria dei loro sogni. Poetico, non è vero? Lo pensavo anche io: Bret Easton Ellis, Jonathan Coe, Ian Mac Ewan, Lidia Ravera e Pier Paolo Pasolini solo per me, più infarinature di altri autori. Solo in un secondo momento sono iniziate le domande.
Ha senso imporre i miei amori agli altri?
Ha senso che io scelga gli otto scrittori che per me sono i migliori e che domandi loro di scrivere i seicento romanzi (ciascuno) che per loro sono i migliori?
Ha senso che soltanto i romanzi che loro hanno scelto - in virtù del loro essere "i migliori scrittori viventi" - siano degni di essere letti?
Ha senso che tutto il resto sia considerato spazzatura?
Buon romanzo. Romanzo che vende. Romanzo che piace. Di rado queste tre categorie si racchiudono in un'unica opera. Federico Moccia è uno degli autori italiani più venduti all'estero: i suoi romanzi vendono, piacciono (altrimenti non venderebbero), ma sono buoni? E se non lo sono, chi lo ha stabilito?
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