venerdì 19 ottobre 2012

Social media policy per esseri pensanti

Giovedì 15 novembre io e Arturo Robertazzi terremo un workshop a LibrInnovando su come editori e scrittori possono promuoversi attraverso il web, in particolare utilizzando blog e social network e rapportandosi con i bookblogger (ne parlerò anche in altre sedi, per ora bando alle ciance e iscrivetevi qui).

Visto che di cose su Internet se ne dicono tante, e che gli esempi di #epicfail sono purtroppo molteplici (talvolta editori inclusi, ahimé), mi limito per oggi a riprendere un aspetto a mio parere fondamentale.

Sul web non si improvvisa: Internet non è un manifesto appiccicato per strada dove basta una bella grafica e uno slogan accattivante per far fare Oooh! alla gente che passa. Internet è un insieme di tanti luoghi dove alcune persone hanno fatto un salto, si sono ambientate, hanno preso confidenza e si sono messe a fare le stesse cose che hanno sempre fatto: parlare, discutere, ragionare, scambiarsi pareri sui libri, su che shampoo usare o sulle notizie lette sul giornale.

Le regole da seguire e le strategie da apprendere sono tante (a questo servono i workshop). C'è tuttavia un aspetto fondamentale, che nessun docente potrà mai insegnare, e che è imprescindibile in qualunque atto di presenza online: la voglia di parlare con altre persone.

A questo proposito, oggi mi è tornata sotto gli occhi una frase che riassume il mio pensiero molto meglio di quanto possa fare io. Sto parlando della social media policy del New York Times, tradotta in italiano su Il Post. Il fatto che si tratti di un quotidiano - e non di una casa editrice o di un'azienda che produce caramelle - non deve distogliere da un punto fondamentale: la frase che sto per riportare andrebbe stampata in molteplici copie (su carta riciclata, possibilmente) e appesa ai muri di ogni singola redazione, ufficio, luogo di lavoro. Se non si tiene a mente questa frase, nessuna social media strategy avrà mai buon esito.

"Trattiamo i nostri lettori in privato non meno rispettosamente di quanto facciamo in pubblico. Ci si aspetta che questo principio venga onorato da chiunque abbia a che fare con i lettori, nella consapevolezza che, in fin dei conti, i lettori sono i nostri datori di lavoro. Bisogna essere civili sia che uno scambio avvenga personalmente, sia che avvenga per telefono, per lettera o online".

[Post scriptum: la social media policy è un "regolamento interno" che ogni realtà professionale dovrebbe mettere nero su bianco nel momento in cui l'azienda e ogni dipendente o collaboratore sono presenti sul web, che sia attraverso un semplice sito-vetrina o con un profilo su ogni social network, per elencare in modo preciso e dettagliato le regole di utilizzo di questi strumenti, da "come si crea un profilo" alla crisis management].

[ps. l'immagine è presa 
dell'ottima @AsiClaypool]

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