La narrativa d'avventura per l'infanzia è piuttosto maschilista, se andiamo a vedere: Stevenson non si è fatto troppi problemi a escludere dalla sua nave pirata ogni traccia di figura femminile, lasciando che Jim Hawkins, Long John Silver e compagnia restassero fra loro a battersi la grancassa.
Isterie post-sessantottine a parte (sinceramente, non mi sono mai posta il problema della conta dei generi nelle mie letture, forse perché non amo le storie di pirati), una giovane e talentuosa scrittrice americana ha deciso di compensare questa carenza realizzando la sua personalissima eroina femminile.
L'isola del tesoro!!! di Sara Levine (Edizioni E/O) è un bel modo per rilassare la mente e sorridere di quanto la nostra vita sia stressante, monotona e poco avventurosa. La protagonista si imbatte nel romanzo di Stevenson e capisce che nulla di ciò che fa è veramente "avventura".
Come posso diventare l'eroina della mia vita?, si domanda. Solo che essere avventurosi nel 2012 può risultare alquanto complesso: il massimo che si può fare è combinare ogni sorta di guaio sul lavoro per farsi licenziare e sperimentare la libertà del downshifting; spifferare ai genitori che la "perfetta sorella maggiore" ha una tresca non troppo casta con un loro coetaneo; buttarsi alle spalle il fidanzato di sempre e l'amica del cuore di sempre in cerca di nuovi stimoli, magari con un'ex compagna delle elementari lesbica, ritrovata anni dopo per caso in un bar; comprarsi un pappagallo e ricorrere a misure drastiche quando la sua voce diventa troppo rumorosa e troppo poco addomesticabile.
L'isola del tesoro!!! fa ridere e fa sorridere. Una di quelle letture che ogni tanto ci vogliono, pur condividendo l'opinione di Mario Vargas Llosa pubblicata oggi su La Stampa, secondo cui «la funzione della letteratura è sempre stata quella di affrontare i problemi profondi e seri della vita». A volte, però, questi problemi profondi e seri vengono trattati con un tono leggero e giocoso, che senza annoiare e facendoci sorridere arriva comunque a farci capire che la vera avventura, spesso, sta nel rendere speciale la nostra monotona normalità.
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