martedì 1 maggio 2012

A 40 anni - In ricordo di Giangiacomo Feltrinelli

Nell'universo delle cose occidentali esiste un genere, una cosa letteraria, che si chiama romanzo. Molti dicono che è morto, molti dicono che è vivo: lo scrivono, lo leggono, lo comprano... Io faccio l'ipotesi che non sia né tutto morto né tutto vivo, ma che certi romanzi siano morti e altri vivi: quelli vivi sono necessari. I romanzi vivi sono quelli che colgono i cambiamenti nei livelli intellettuali, estetici, morali del mondo, le nuove sensibilità, le nuove problematiche, o che compongono un modello di questi nuovi livelli, o che stravolgono la superstizione della perenne identità della natura umana, o che propongono nuovi paradossi - già, ora già qui, in questa specie di paradosso della storia. 

[...]

Come vive un editore? Un editore vive sotto il bombardamento della carta stampata nel mondo ormai privo di confini e di vere lontananze, ed è dedito al bombardamento: tra le bombe che gli cadono sul tavolo deve scegliere quelle da rilanciare e da far esplodere nella mente dei lettori. Quindi un editore vive circondato da collaboratori che spesso sono, perché intelligenti e sensibili, nervosi: nelle ore di ufficio, un editore deve usare tutto se stesso e soprattutto gli occhi e il naso. I manoscritti e i libri già stampati si materializzano spesso nella forma di un uomo: dell'autore, che spesso è intelligente, nervoso e geniale: l'editore deve usare tutto se stesso. 

Un editore è un uomo che spende soldi per comprare titoli, per pagare percentuali, per pagare costi di produzione e spese generali che servono a pubblicare libri. Quindi un editore ha a che fare con persone che manovrano denaro, con le banche, con le contabilità, coi centri meccanografici: un editore deve usare tutto se stesso e non so che parte di tutto se stesso. 

L'editore è un veicolo di messaggi. Un editore deve pubblicare libri che poi devono essere venduti. Quindi un editore ha a che fare con un apparato commerciale, e i problemi tecnici sono molti, ma forse, anche qui, oltre a quella parte di se stesso che non so definire, un editore ha bisogno del naso che fiuta la necessità...

Un editore può cambiare il mondo? Difficilmente: un editore non può nemmeno cambiare editore. Può cambiare il mondo dei libri? Può pubblicare certi libri che vengono a far parte del mondo dei libri e lo cambiano con la loro presenza.Questa affermazione può sembrare formale e non corrisponde in pieno a quello che penso: il mio miraggio, quello che io credo il maggior fattore di quella tal "Fortuna" di cui parlavo, è il libro che mette le mani addosso, il libro che sbatte per aria, il libro che "fa" qualche cosa alle persone che lo leggono, il libro che ha l'orecchio ricettivo e raccoglie e trasmette messaggi magari misteriosi ma sacrosanti, il libro che nel guazzabuglio della storia quotidiana ascolta l'ultima nota, quella che dura una volta finiti i rumori inessenziali...

(Giangiacomo Feltrinelli, 1967)

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