Il primo Storify di LibrInnovando è un dialogo tra Luisa Capelli e Gino Roncaglia su cosa sta succedendo nel magico mondo del libro. Un tema che mi interessa molto, tanto più che per l'esame di Storia del libro e dell'editoria che dovrei dare a giugno uno dei testi in programma è proprio di Roncaglia, La quarta rivoluzione.
Negli ultimi tempi si parla spesso di crisi della lettura: complice (forse) l'avere sempre meno soldi in tasca, la gente compra meno libri. Prima di commiserare il fenomeno, parto da un esame di coscienza: io stessa - che mi definisco lettore forte - compro pochissimi libri: 2/3 dei titoli che leggo li prendo in biblioteca, poi ci sono gli ebook legalmente gratuiti (a partire dai classici della letteratura ormai fuori copyright), poi prestiti e regali di amici e parenti. In tutto comprerò al massimo 10 libri all'anno. Quindi la crisi del mercato c'è anche per colpa mia.
Esame di coscienza terminato, per chi non ha cliccato la x rossa inorridito/a dalla mia confessione, passiamo alle due frasi di Roncaglia che più mi hanno colpita durante l'intervento.
Primo: un tempo il solo supporto possibile per leggere era il libro, oggi
esistono molti supporti differenti (tablet, eReader, smartphone ecc) che
portano le abitudini di lettura su livelli prima impensabili, a partire da un incremento notevole della lettura in mobilità.
Il fatto che i supporti per leggere si siano moltiplicati, non significa che ci siano supporti più validi di altri: (1) chi vuole leggere su carta e non apprezza l'esperienza di lettura in digitale (a patto che questo non-apprezzamento nasca dall'aver davvero provato a leggere un ebook almeno una volta, e non a priori) può benissimo continuare a farlo, (2) chi da quando ha scoperto il digitale non ha più preso in mano un libro cartaceo ha ugualmente pieno diritto di farlo, mentre (3) chi come la sottoscritta è onnivora nei formati tanto quanto nei contenuti non si vede privato di nulla nel suo piacere di leggere.
C'è tuttavia un aspetto molto importante da considerare: chi scrive libri e chi pubblica libri deve ricordarsi che il suo pubblico è oggi formato da tutte e tre le categorie di cui sopra. Se un editore sceglie di non pubblicare su carta, sa che una certa fetta di pubblico difficilmente arriverà alla sua opera (ma esistono sempre i pdf da leggere al pc, quindi mai dire mai). Se un editore sceglie di non pubblicare in digitale... beh, lascio la parola a Roncaglia.
Secondo: attualmente ci sono due editorie: quella tradizionale, che ha paura; un'editoria innovativa, che sperimenta. Non investire sul digitale può diventare un pessimo investimento, nel lungo periodo. Il digitale deve portare al superamento della "paura del diverso" e allo
scardinare ogni sistema editoriale "chiuso". Il punto di arrivo deve
essere la costruzione condivisa di un'ecosistema che funzioni, dove
tutte le forme della scrittura e della lettura coesistono e sperimentano
nuovi processi.
[A domani con lo Storify numero due, ebook e didattica]
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