martedì 24 aprile 2012

Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani (Fabio Geda)

«Perché non è che sei un fotografo se prendi una macchina e cominci a fare foto a qualsiasi cosa si muova o stia ferma o ti solletichi il pisello. Sei un fotografo se sai scegliere cosa fotografare, perché sai che in quel modo, quella cosa, non l'ha mai guardata nessuno».


Le storie on the road sono tra quelle che amo di più: per il mio esordio come lettrice di Fabio Geda non poteva esserci storia più azzeccata, il suo esordio in Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani edito dalla torinese Instar.

Una storia che dalla Romania appena sussurrata si catapulta a Torino, attraversando mezza Europa in un camion di riso parboiled. A Torino la storia prende forma, insegna parole nuove come gnatologia (la chirurgia della mandibola) e dà qualche gelido rudimento di interior design. Poi la storia attraversa nuove frontiere: Berlino, Tolosa, Carcassonne, Madrid. È un bambino a raccontare questa storia, e in quanto bambino ciò che gli resta più impresso sono i bagel, le tapas, i bomboloni alla crema.

Emil mette in pratica quel viaggio che tanti trovano la forza di compiere solo nella loro testa: la ricerca delle proprie radici. Radici giramondo, che mentre aspettano Godot passano da una capitale europea all'altra sorseggiando brandy e distribuendo ai passanti volentini con sopra disegnata la bandiera della pace. Prima che il vento se li porti via.

ps. grazie Noemi per avermi prestato questo bel romanzo di Geda e pure l'altro di Baricco :-)

2 commenti:

noemi ha detto...

:) Grazie a te Marta!! Belle queste recensioni, felice che ti siano piaciuti i libri! :)

Unknown ha detto...

Li ho letteralmente divorati, uno più bello dell'altro! :)