Non sono mai stata in Cile. Non ho mai visto un oceano. Il mio unico legame con l'America del Sud è una cugina nativa brasiliana e una serie di conoscenti argentini. Eppure quando leggo un romanzo di Marcela Serrano sento addosso l'umido del clima tropicale, indosso vestiti di lino leggero e avverto in me una strana musica.
Questa autrice ha una capacità leggera e straordinaria di parlare di donne, in un modo che non suona banale o già sentito, non così forte da sconvolgere il lettore ma neanche così debole da lasciare indifferente. In questo romanzo le donne al centro della narrazione sono tre: una scrittrice scomparsa nel nulla, una detective incaricata di ritrovarla, una figura di donna che emerge dalle pagine di romanzi di successo ma che non ha nulla a che vedere con la protagonista della cronaca nera di quei giorni. In mezzo a loro tante altre donne, a contorno di una vicenda di cui ciascuna di loro offre solo una visione parziale: la cameriera, la figliastra odiata, l'ex assistente, la nuova assistente, l'amica di sempre, la rivale in amore. Una vicenda che attraverso il Cile e la Colombia, passando per gli Stati Uniti, vede negli uomini solo ombre che fanno da contorno alle emozioni femminili senza mai viverle in prima persona.
Un romanzo che si legge tutto di un fiato e che (come accade alle sue protagoniste) lascia dietro di sè tanta voglia di scrivere.
2 commenti:
Di lei ho letto "Antigua, vita mia". Te lo consiglio davvero!
"Antigua, vita mia" è il primo libro della Serrano che ho letto, confermo è meraviglioso!
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