Sono una laureata in Scienze della Comunicazione, e in quanto tale ho capito tre cose:
1) I corsi di laurea in Scienze della Comunicazione in Italia sono troppi
2) I corsi di laurea in Scienze della Comunicazione in Italia sono troppi e talvolta inutili
3) I corsi di laurea in Scienze della Comunicazione in Italia sono troppi, talvolta inutili e producono centinaia di aspiranti disoccupati
Credo in questi tre assiomi al punto da ritenerli non un fattore di denigrazione - come invece purtroppo accade nella maggior parte dei casi - bensì una fonte di pregio. Essere un dottore in Comunicazione è uno dei più alti gradi di conoscenza in quanto - come scritto nella prefazione a questo libro - la comunicazione coincide con il nostro desiderio di essere al mondo nei modi migliori possibili.
Lavorare nella comunicazione è - o dovrebbe essere - una vocazione. Non mandare curriculum in attesa che qualcuno risponda e occuparsi di tutt'altro nel tempo che rimane, ma dare prova della propria eccellenza al punto che siano gli altri a venirci a cercare.
Entrare nelle infinite sfaccettature di questa parola, che da sola vuol dire tutto e non vuol dire niente, per trovare quella nicchia in cui ci si riconosce, farla propria, diventarne parte un passo alla volta.
Giornalismo, pubblica amministrazione, cultura, turismo, tecnologia sono solo una parte di queste nicchie, illustrate nel libro di Antonio Dini attraverso documenti, testimonianze, interviste. Un testo ormai datato, scritto nell'era geologica pre social network, ma che è in grado di definire molti caratteri di questo complesso essere che è parte di ciascuno di noi.
1 commento:
pare molto interessante. Ci sarebbe molto da dire al riguardo, in effetti! Senza contare che l'università e il mondo del lavoro sono universi a se stanti!
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