venerdì 21 gennaio 2011

Come presentarsi a una casa editrice

Le tre case editrici che hanno partecipato a Fare libri - Le Mani, Quintadicopertina e Coccole e caccole - non hanno solo parlato di come si lavora in una casa editrice, ma hanno anche detto la loro sugli autori, su come devono proporsi e sul rapporto che devono avere con gli editori.

Sono tre i requisiti che un autore deve avere per presentarsi a un editore: tanto talento, idee molto precise e molta determinazione. Non solo: è fondamentale sapere a chi ci si sta presentando. Se un autore di poesia o narrativa propone un suo testo a Le Mani, che si occupa solo di saggistica, questo ha due conseguenze: 1) l'autore mostra di non conoscere il settore editoriale e di non sapere che non tutte le case editrici pubblicano tutto; 2) l'autore sta perdendo tempo e ne sta facendo perdere all'editore.

Ogni casa editrice ha la sua linea editoriale, ovvero pubblica solo un certo tipo di testi e li inserisce in precise collane. L'autore deve conoscere a fondo il settore editoriale, consultare i cataloghi di ogni casa editrice per capire se i testi che pubblicano sono conformi a quello che vuole proporre. E in caso negativo passare oltre.

Il modo migliore per presentarsi a una casa editrice può essere questo: Buongiorno, mi chiamo xxx. Ho consultato il vostro catalogo e ritengo che il mio testo yyy sia ben integrato con la vostra collana zzz. In questo modo l'editore capisce che l'autore sa a chi si sta rivolgendo e ha un'idea molto precisa della destinazione che vuole dare al suo testo. Ed è un ottimo modo per iniziare un eventuale rapporto.

Secondo Le Mani ci deve essere un rispetto dei reciproci ruoli: il redattore deve essere diplomatico nel proporre all'autore modifiche nel testo, ma l'autore deve essere altrettanto consapevole del lavoro della casa editrice. Molti autori pensano che l'invio di un romanzo alla casa editrice significa aver finito. Se il lavoro dell'editore è serio, deve però esserlo anche quello dell'autore: deve accettare di collaborare con l'editore, non pretendere di avere il diritto di veto su titolo e copertina né rifiutare a priori ogni modifica proposta nel testo.

Il redattore deve far capire all'autore l'importanza del venire pubblicato: tanti scrivono, ma pochi hanno il privilegio di essere pubblicabili. L'editore deve ha la responsabilità di saper dire no, che un certo testo non può essere pubblicato. E se sceglie di dire , ha la responsabilità che quel testo abbia tutte le carte in regola per essere di qualità.

Le Mani ha anche una tipografia collegata, dunque in rari casi ha stampato libri su commissione, ma solo dopo un attento vaglio in quanto non accetta di mettere la faccia su un testo non di qualità.

La medesima opinione è condivisa da Quintadicopertina: accettare qualunque titolo e venderlo sotto forma di POD (Print on Demand, ndr) per amici e familiari dell'autore non è il lavoro di una casa editrice, anche se probabilmente permetterebbe di fare più soldi. Un editore serio non può curarsi del fatto che certi colleghi ogni anno pubblicano decine di titoli senza nemmeno averli letti, ma deve preoccuparsi di legare il proprio nome a un progetto culturale coerente e di qualità, e lasciare agli altri di gestire il proprio lavoro come meglio credono.

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