Prendo spunto da un post del blog Letteratitudine, ripreso da Morena Fanti sul suo blog.
Si parla di David Shields, il cui ultimo libro Fame di realtà contiene - come lui stesso ha spiegato - «centinaia di citazioni delle quali nel corpo del testo non viene menzionata la fonte».
Interessante e provocatoria idea sulla sottilissima connessione fra citazione e plagio, tra originalità del romanziere e spunto da cose già scritte da altri.
Il post si conclude con 9 domande. Mi permetto di rispondere qui, e spero siano spunto di riflessione anche per voi.
1. Cos’è il romanzo oggi?
Né più né meno quello che è sempre stato: trasposizione in parole di un'idea, espressione artistica di un genio, materializzazione del narcisismo dell'autore. O tutte e tre le cose insieme.
2. Quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
Nessuno. La realtà raccontata non è più realtà.
3. Quali sono o saranno le forme espressive dominanti del XXI secolo?
Sarò di parte, ma rispondo i blog.
4. Dov’è il limite tra citazione e plagio?
Ufficialmente la citazione prevede una menzione della fonte e il rispetto della legge sul diritto d'autore, il plagio no. Di fatto sono la stessa cosa.
5. Chi stabilisce se un autore, appropriandosi di una parte dell’opera altrui, sta costruendo un nuovo orizzonte di senso o sta solo copiando?Quindi Albano ha costruito un nuovo orizzonte di senso di Michael Jackson? Naaaaaa....
6. Ovvero… prendere una frase, estrapolandola dal contesto originario, per inserirla in un contesto nuovo, inedito, frutto di un insieme sistematizzato e pensato di citazioni, può essere considerato un atto creativo, oppure si tratta di una semplice e banale operazione di copia-incolla?I gestori di YouTube dicono che è copia-incolla. E mi bannano i video.
7. È possibile paragonare tale operazione (per tentare un parallelismo con l’arte figurativa) a quelle che compiva Andy Warhol (penso alle note icone di Marilyn Monroe, Mao, Che Guevara)?Warhol copiava la realtà, non i quadri altrui. Allora sono più innovativi i baffi alla Gioconda di Duchamp.
8. E fino a che punto si tratta di qualcosa di innovativo?E' sempre e comunque differente. L'arte - qualunque forma d'arte - non è fatta per rimanere fine a se stessa.
9. Può essere considerata innovativa l’idea di rinunciare a indicare gli autori delle “frasi originarie” partendo da una ri-considerazione del diritto d’autore?
Penso del diritto d'autore ciò che Fantozzi pensò della corazzata Potemkin. Passo e chiudo.
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