C'è però un problema: a quell'ora sono in redazione e lì non ci sono finestre, solo due grandi porte a vetri.
Non solo: non posso osservare e descrivere quanto vedo dalle porte a vetri, per due ragioni. La prima è che le porte a vetri sono completamente tappate dalle insegne, la seconda è che la mia scrivania dà le spalle alle porte a vetri ed è rivolta contro il muro. Pertanto, alle 11 di lunedì 19 novembre, guardo il muro davanti a me.
Ci sono due sugheri con diversi fogli, tenuti appesi da puntine color bianco opaco. Le puntine senza fogli attaccati sono disposte a triangolo scaleno in un sughero e a cuore nell'altro. In basso a destra del secondo sughero, un foglietto di carta velina su cui è disegnata la Lanterna di Genova, colorata di rosso, come fosse il disegno di un bambino. Ci sono poi un calorifero spento e un grosso bidone della RedBull che i miei colleghi usano come frigo. Pareti bianchissime, senza sbavature.
Un muro un po' troppo ordinario, per i miei gusti.
(esercizio svolto durante il workshop di scrittura con Paolo Nori a Officina Letteraria)
immagine presa da qui
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