Il 9 maggio apre ufficialmente Edelweiss, agenzia di servizi editoriali che avrà lo scopo di - come si legge sul sito ufficiale - «far fronte alle diverse esigenze degli Autori e degli Editori; attraverso un team di professionisti operanti da anni nel campo editoriale, il nostro gruppo propone valutazione testi, correzione di bozze, editing, impaginazione dei volumi, revisione di traduzioni, trascrizioni, contatto con editori e ghost writing».
In attesa dell'apertura ufficiale del sito, ecco la nostra intervista a Lidia Sirianni, una delle tre menti del progetto.
Come è nata l'idea del progetto Edelweiss? Quali saranno i suoi punti chiave?
Il progetto Edelweiss è nato dall’intraprendenza delle sue tre fondatrici: Sveva Flaminia Mazzini,
Livia Pierini e Lidia Sirianni. Il nostro incontro è avvenuto in ambito lavorativo e la nostra intesa è nata soprattutto da idee comuni sul mondo dell’editoria e della letteratura. Volevamo proporre agli editori e agli scrittori un modo di lavorare sincero e professionale, visto che nel mercato editoriale si sente sempre più l’esigenza di una mano esperta, di una valutazione coerente del testo, di una correzione profonda, di un editing importante. Siamo convinte che la qualità non si nasconda solo nelle pagine dei grandi editori che possono permettersi i migliori autori in circolazione: la qualità si trova anche nelle aziende di nicchia e nella penna del giovane esordiente che ha bisogno solo di quel piccolo quid per diventare un grande scrittore. Edelweiss vuole riportare l’editoria sul binario dell’eccellenza, vuol rendere il libro un prodotto di qualità a tutti i suoi livelli, dalla stesura all’impaginazione, dalla pubblicazione alla distribuzione.
Chi vuole approcciarsi a un lavoro nell'editoria si affida spesso a due strumenti: gli stages e le collaborazioni in remoto. Entrambi rivelano spesso un mondo fatto di contratti non regolari e collaborazioni sottopagate. Come giudichi questo fenomeno? Quali sono a tuo avviso le competenze da acquisire per diventare professionisti in questo settore?
Credo fermamente che ci sia un tempo per tutto: c’è il tempo dello stage, c’è il tempo della piccola collaborazione occasionale e c’è il tempo dell’impiego fisso. A quanto pare non tutti sono amanti degli “step” e quindi oggigiorno questi tre tempi sono mescolati, incompresi e volti, quasi sempre, allo sfruttamento. C’è d’altro canto anche la necessità, per chi vuole intraprendere il cammino nel mondo dell’editoria, di saperne di più, di approcciare in modo diretto al lavoro. In questo caso uno stage, se fatto in un determinato modo e alle dovute condizioni, può aiutare il futuro lavoratore a capire le dinamiche e ad acquisire maggiori competenze.
Per dirla breve quello che manca oggi è da una parte l’umiltà del giovane, che pretende un posto fisso senza avere alcuna referenza, dall’altra, un datore di lavoro che normalizza come “lavoro non retribuito” uno stage formativo.
Edelweiss, come tutte le piccole organizzazioni di professionisti, punta proprio a proporre un servizio adeguato agli editori che non hanno la possibilità di assumere e una mano sicura agli scrittori emergenti. Il tutto nella piena legalità, nella piena fiducia tra editore, redattore e scrittore, finalmente cercando di ristabilire l’ordine delle cose, dove chi lavora, lo fa con la piena consapevolezza e professionalità.
L'editoria è spesso confusa con 'tipografie su commissione', in cui chiunque sente di avere un talento letterario sborsa anche diverse migliaia di euro per stampare i propri testi. E' possibile ritornare a un mercato editoriale che punti solo sulla qualità? A quali tipi di clienti vi rivolgete?Per rispondere, prendo spunto da un commento fatto su Facebook da un noto editore romano (che tra l’altro stimo moltissimo per i suoi interessantissimi libelli filosofici) in cui si prendeva in causa l’idea malsana della scadenza dei libri, come se fossero prodotti deperibili nel tempo. Alla lettura del suo diniego nei confronti di questa “condizione del libro” mi sono detta che in effetti, oggi, un libro scade. Scade per il semplice fatto che ormai tutti, chi più e chi meno, chi insomma ha un po’ di intraprendenza e soldi da investire, può definirsi editore o scrittore. Questo determina una sovrabbondanza di prodotto, che inevitabilmente, essendo di pessima qualità, viene subito dimenticato. Pochi sono i libri definibili “eterni” e credo che ancor meno ce ne saranno in futuro.
Sono pessimista oltretutto all’idea di un cambio di rotta improvviso: l’inversione a U sarebbe un estremo fallimento per il mercato editoriale. Credo che serva solo un po’ di buon senso e di “occhio per gli affari”. Nel XXI secolo si può ancora lavorare SOLO sulla quantità di un prodotto, piuttosto che sulla sua qualità? Non credo.
Edelweiss nel suo piccolo punta proprio alla stesura di testi e creazione di prodotti di alto livello; un autore deve essere accompagnato nella scrittura di un testo e l’editore inesperto deve essere coinvolto nell’idea di accuratezza, adeguatezza e levatura di un libro.
Avere un blog ed essere presenza attiva sui social network ha una funzione importante nel far conoscere la propria attività? Quali strumenti non possono mancare?
Edelweiss ha scelto il web come vetrina perché non è possibile fare altrimenti. Mi reputo abbastanza esperta in materia, tanto da dire che chiunque non abbia un riferimento in rete è pressoché inesistente agli occhi del mondo. Viviamo in un’era in cui internet è diventato il media per eccellenza, scavalcando anche la televisione, la carta stampata… avere una rete di contatti sul web, avere continui feedback e far girare il proprio nome anche sui social network, penso sia una strategia vincente. Certo è che, se si vuole sfruttare a pieno questo enorme mondo virtuale, se ne devono conoscere le regole, anche quelle all’apparenza più insignificanti! Si deve essere insomma un po’ blogger, un po’ SEO, un po’ web editor e addirittura un po’ programmatori. Bisogna però, a mio avviso, essere sempre a contatto con la realtà: una buona “società” ai primi albori deve anche avere una fisicità da toccare con mano, e magari avere un rapporto diretto, di incontro con il suo cliente. La virtualità è un grosso vantaggio, ma spesso può essere scambiato per immaterialità e inconcretezza.
In sintesi, cosa consigli a chi vuole lavorare nel settore dell'editoria?
Voglio dare alcuni consigli a dei giovani come me che hanno tanta voglia di mettersi in gioco, ma non un’occasione concreta in cui dimostrare le proprie capacità. Al di là degli studi accademici, che consiglio sempre di natura classica, suggerisco di essere il più autonomi possibile e, se siete alle prime armi, di essere umili nei confronti di chi può insegnarvi molto. Gli stage non sono solo sinonimo di “sfruttamento”, è ancora possibile trovare chi è disposto a formarvi nella legalità! Cominciate, anche in privato, a prendere familiarità con gli strumenti dell’editore perché ovunque andiate un punto a favore sarà la conoscenza dei programmi professionali per l’impaginazione e grafica (come Indesign, QuarkXpress, Photoshop…). Cercate di essere elastici nella materia editoriale, siate consapevoli che l’editoria è un mercato, non è solo amore per la bella letteratura e passione per la scrittura! Aprite gli occhi al mondo della nuova editoria, cercando di capire i punti di forza e i punti di debolezza dei diversi editori. Conoscete gente poi! Questo è il vero e unico imperativo! Mettetevi in gruppo! L’unione ha sempre fatto la forza e sempre la farà!
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