martedì 9 novembre 2010

Genova, musei chiusi il 12 novembre: firma l'appello contro i tagli alla cultura

La Costituzione italiana assume la cultura come valore fondamentale e impegna la Repubblica a promuoverne lo sviluppo (art. 9). In realtà una delle grandi ricchezze del Paese - il suo patrimonio culturale - è oggi a rischio di dismissione. La manovra finanziaria non solo riduce sostanzialmente i finanziamenti alla cultura ma impedisce, di fatto, ai Comuni e alle Regioni ogni investimento culturale.

Per decreto si svuota la memoria, l’arte e il futuro di questo paese. La produzione culturale rappresenta il 2,6 % del PIL e oltre il 40% del mercato turistico. Non ci sarà risparmio ma solo un’ulteriore crescita delle povertà. Non a caso i governi di grandi paesi europei, anch’essi segnati dalla crisi, hanno aumentato il sostegno alla produzione culturale, consapevoli che nella società della conoscenza la cultura e l’innovazione costituiscono una risorsa strategica per una nuova fase di sviluppo sostenibile.

Non possiamo accettare di diventare un paese senza arte, senza storia, senza musica, senza teatri, senza ricerca, di veder ridurre ulteriormente la qualità della vita delle città. Le decisioni governative comprometteranno, oltre alla crescita economica, la stessa identità delle città, insieme alla loro immagine e alla capacità attrattiva. A Genova, in particolare, dal 1992 a oggi è cresciuto un sistema culturale di grande qualità che ha innescato riflessi importanti sul turismo, sull’occupazione, sull’identità della città, e sono centinaia di migliaia le persone che ogni anno fruiscono di questa offerta.

Con le scelte del governo musei, teatri, istituzioni culturali sono, tutti indiscriminatamente, a prescindere dai risultati di gestione e dai sacrifici già operati, destinati a chiudere. Tornare indietro sarebbe cancellare i tanti risultati raggiunti. Si metta in moto invece un processo virtuoso di razionalizzazione, di riorganizzazione, di nuovo rapporto tra pubblico e privato. La crisi impone scelte di priorità e capacità di innovazione. Per questo chiediamo al Governo di accettare le proposte avanzate dai Comuni, da Federculture e dal Fai e ai parlamentari liguri di sostenere le modifiche normative richieste dall’ANCI.

Per questo partecipiamo alla giornata nazionale di protesta del 12 novembre. Non facciamo spegnere le luci. Siamo già più poveri, non impoveriamo anche il nostro futuro.

Tra i primi firmatari
Andrea Ranieri, Luca Borzani, Andrea Fustinoni, Angelo Berlangieri, Giorgio Devoto Carlo Repetti, Ariel Dello Strologo, Beppe Costa, Vittorio Coletti, Teresa Sardanelli, Giacomo Deferrari, Manuela Arata, Sergio Maifredi

Firma l'appello.

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