domenica 13 novembre 2011

aNobii, Goodreads e case editrici: l'opinione di Marco Freccero


1) aNobii o Goodreads? O tutti e due?
Dal punto di vista di una casa editrice (o di un autore) la risposta migliore arriverà dopo aver dato un'occhiata alla facilità di uso, all'interfaccia, alla popolarità di entrambe. Ma soprattutto alle funzioni che riservano. aNobii ha avuto problemi di velocità e caricamento tali da indurre alcuni utenti a passare al concorrente. Goodreads svela una natura più "partecipativa". Soprattutto, quest'ultimo offre una serie di soluzioni per l'autore che desidera promuovere da sé i propri libri, e creare attorno al proprio nome un "ecosistema".

Quando Goodreads offrirà un'interfaccia completamente localizzata in italiano e l'importazione dei libri da Anobii sarà efficiente (al momento non lo è, troppi titoli restano fuori: nel mio caso ben 130, importati con l'opzione migliore, quella .csv), diventerà la piattaforma vincente.

Se si inizia da zero invece, consiglio senza dubbio Goodreads. A meno di rivolgimenti, aNobii rischia un lento declino.

2) Perché è importante per una casa editrice usare aNobii e Goodreads?
Credo che la casa editrice debba scegliere o l'una o l'altra; il tempo è denaro ed è inutile sprecarlo su tante piattaforme. Meglio scegliere la più efficiente, e lavorare duro su quella. E la scelta giusta credo sia Goodreads.

È importante evitare l'errore di considerare queste soluzioni una semplice vetrina, da usare perché c'è un libro da promuovere. Di solito le case editrice agiscono così, salvo poi abbandonare dopo qualche mese la pagina creata (che sia su un blog o Facebook, non fa differenza).

Prima di agire, domandarsi seriamente:
1) Sappiamo che occorre tempo, e che il dialogo coi lettori deve essere reale?
2) Abbiamo le risorse e la costanza di "durare"?
3) Siamo consapevoli che non si tratta solo di una vetrina, ma di creare una conversazione tra noi e i lettori, tra l'autore e i suoi lettori?
4) Come gestire i malumori, le critiche dure e legittime, i troll e in genere le provocazioni (possono sempre accadere, ed è bene adottare una strategia prima, soprattutto se a gestire la faccenda ci sono più persone)?
5) Che cosa vogliamo ottenere veramente?

L'ultima domanda (che dovrebbe essere la prima), è la più importante. Se uno vuole vendere e basta, d'accordo. Però è inutile raccontare altro, e non c'è nulla di male a essere schietti. Basta appunto evitare di far credere: è sempre meglio essere sé stessi, anche in modo brutale, senza tanti giri di parole. Trasparenza e onestà sono gli ingredienti che conducono altrove.

Sul web la reputazione di un marchio che si mette in gioco (su Twitter o altrove), è più vulnerabile. Se sono il Signor Nessuno, le figuracce saranno mie e ne farò tesoro. Se sono un editore, peseranno il doppio: perché ho un nome, e le risorse per avere (in teoria) i migliori "consiglieri" sulla piazza, non mi mancano di certo.

Dopo che si è risposto a queste domande, il resto è discesa (non è vero, però è bello crederlo). Occorre ricordare che il web è composto da persone, non numeri. Ecco, l'editore dovrebbe esserci proprio per questo: per le persone.

3) Quanto aNobii e Goodreads sono utili nell'attività promozionale di una casa editrice?
Se esiste un settore imprevedibile è proprio l'editoria. Per quanti calcoli e strategie si mettano in campo, alla fine il caso, il passaparola faranno il grosso del lavoro. Purché la qualità del libro esista; se il libro fa schifo non andrà lontano.

Al momento, buona parte delle attività di una casa editrice sono volte a promuovere i soliti noti. Scegliere Goodreads e gli altri network sociali, e un loro utilizzo intelligente, offrirà alla casa editrice l'opportunità di mostrare ai lettori, i talenti su cui sta investendo. I costi sono contenuti o addirittura zero, ma attenzione. L'attività promozionale di una casa editrice non può essere un modo differente di piazzare il prodotto-libro; bensì di aiutare i lettori a scoprire il bene-libro.

Se la casa editrice (grande o piccola che sia), comprende che è questa la posta in palio, e accetta la rivoluzione copernicana che comporta (da prodotto-ibro a bene-libro), i vantaggi saranno tangibili e duraturi. Altrimenti, meglio un paginone sul Corriere della Sera (se si hanno i soldi per farlo, si capisce...).

4) Come una casa editrice dovrebbe usare aNobii e Goodreads?
Con intelligenza? Che ovvietà! È vero, però spesso i grandi marchi (e i piccoli non sono da meno), commettono tali e tanti errori che veramente si è portati a chiedersi: ma il buonsenso? L'intelligenza?

Non si tratta affatto di sbarcare su Goodreads o altrove perché così fanno tutti. Ma di decidere di andarci per un obiettivo preciso: lì ci sono delle persone, e abbiamo voglia di conversare con loro.

Naturalmente, questo può sembrare un discorso aulico, di chi fa finta di ignorare come l'editoria sia soprattutto un'industria con fatturati e bollette da pagare (e magari qualche stipendio).

Proprio perché è anche (o soprattutto?) un'industria, è bene che l'editoria comprenda che un certo modo di concepire il libro sta tramontando. Ci saranno sempre i best-seller estivi questo mi pare ovvio, solo che saranno anche in edizione digitale, oltre a quella cartacea. Ma accanto a questo ambito si sta spalancando un oceano di opportunità che senza fretta, e usate a dovere, possono portare risultati interessanti e inattesi.

Intelligenza significa: conversare. E poi: Persone, non numeri. Infine: il libro è un bene.

I problemi non mancheranno e neppure le difficoltà: ma superarle a questo punto potrebbe essere perfino divertente.

(contributo di Marco Freccero - blogger di Certi racconti)

Nessun commento: