venerdì 7 gennaio 2011

Lavorare come blogger, redattore e web content: mille modi di dire articolista

Passate le feste, calza della Befana inclusa, proseguiamo da dove le puntate precedenti avevano interrotto.

Trovo che il punto di partenza per trovare lavoro sia sapere che cosa si vuole fare. Avere un obiettivo mirato è molto più vantaggioso che andare alla rinfusa, alla ricerca di quel che trovo, trovo. Non va bene. Per raggiungere uno scopo, bisogna anzitutto conoscerlo.

Credo che uno dei limiti delle professioni del web stia proprio nella mancanza di definizione. Spulciando gli annunci, ma anche le auto-presentazioni di coloro che praticano (o almeno ci provano) questo mestiere, mi sono resa conto che c'è una generale confusione di termini.

Noto anzitutto che quasi nessuno usa la parola giornalista: troppo d'elite forse, in un paese in cui esiste la ben nota Casta dell'ordine (notare come ho messo le maiuscole) e in cui requisito indispensabile per accedervi è essere pagati (a questo proposito consiglio i post de La Repubblica degli Stagisti e l'ottimo post del blog di Carolina Venturini).

Anche blogger è un termine troppo di nicchia e a prova di sfruttamento, per quanto ci sia chi crede il contrario: avrei inviato ugualmente il curriculum a Blogosfere senza questa frase? Ogni blog è è curato da 1 o più esperti/blogger (giornalisti e non) appassionati e competenti di quella materia; Blogosfere attraverso la sua redazione, seleziona con cura lo specialista per ogni blog.

A seguire i tre validi sinonimi: redattore, web content, web editor. Quello che nelle redazioni si chiama deskista: scrive, passa, impagina, tamburineggia e così via. Un quadro più che completo del lavoro redazionale.

Chi invece scrive contenuti per un sito web aziendale e/o articoli pubbliredazionali si chiama copy (contrazione di copywriter).

Infine il circo dell'assurdo: più parole entrano, più bestie si vedono. Ed ecco articolista, che per molti aspiranti "datori di lavoro" è sinonimo di non-specialista, per cui scrivere di turismo in Malesia, indici di Borsa e settimana della Moda è lo stesso. Sa poco di tanto e tanto di poco, ragione per cui guadagnare 1-2 euro ad articolo non è poi una tragedia. Web writer, versione spuria e tecnologizzata del termine che dovrebbe accomunare il novelist e il poet. Ecco, se avessi i soldi stipendierei volentieri un web novelist e web poet. Ma chiudo sul più divertente che ho sentito: cercasi newser. E su questo preferisco non spendere commenti.

Se conoscete altri modi creativi per dire in fondo la stessa cosa, mi fate un fischio?

5 commenti:

Anonimo ha detto...

..... Non ne conosco altri.. ma solo per ora, immagino! :-) Grazie!

Unknown ha detto...

Grazie a te Carolina! Naturalmente l'articolo è provocatorio, per spiegare che usare mille modi per definire la stessa cosa non è un buon punto di partenza se si vogliono mettere le basi per trovare vie di realizzazione professionale e di tutela.

Alessio Fasano ha detto...

per me tutto si riduce a due categorie: il giornalista (quello pagato come si deve) e il blogger (quello che guadagna poco) La bravura però non dipende dai soldi che guadagni, ma da quanto sei stimato dai webmaster che ti offrono il lavoro

Unknown ha detto...

Per completezza, credo corretto aggiungere che non esistono solo i "webmaster" nella categoria di chi offre lavoro, ma anche testate giornalistiche registrate e network di blog e/o canali di informazione.

Anonimo ha detto...

Categorie molto limitate danno sbocchi molto limitati. E' un discorso molto frettoloso quello di alessiofTM.