mercoledì 5 gennaio 2011

Appunti di un venditore di donne - Giorgio Faletti

Mah. Credo di aver pronunciato più o meno questo suono dopo aver finito il libro, seppure ne abbia divorata la seconda metà prima di prendere sonno.

Detto questo, amo Faletti. Trovo che in Italia ci siano pochi artisrti veri come lui, capace di essere un grande comico, andare a Sanremo e quasi vincerlo, far sorridere come attore e far impazzire come scrittore. Di lui mi hanno fatto impazzire Io uccido e Io sono Dio. Il resto oscilla nel Mah, anche se ancora non li ho letti tutti. A dire il vero il merito è di mio padre, che lo ha comprato e dopo averlo letto me lo ha passato.

Il libro è lungo, ma curiosamente la storia è frettolosa. I personaggi sono ben definiti, ho finalmente capito come si risolve una sciarada, l'ambientazione (i giorni del rapimento di Aldo Moro) è perfetta ma resta sullo sfondo, la storia promette bene e in una bolla di sapone si dissolve. Appena in tempo di ipotizzare chissà quale intrigo, che tutto finisce. Manca la suspence, nel giro di poche pagine tutti coloro che potrebbero generarla scompaiono.

Resta solo il finale, a simboleggiare che l'amore è qualcosa che va oltre la nostra volontà, che dieci anni si azzerano in dieci secondi con il potere di un solo sguardo. E che il passato si può cancellare dalla memoria, ma per un attimo può sempre riaffiorare.

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