venerdì 23 aprile 2010

Be your miracle - cosa voglio fare da grande (parte terza)


A pensarci bene, devo aver sbagliato titolo. In fondo il nodo cruciale dei miei discorsi qual è? Cosa voglio fare da grande o chi voglio essere? Qualcuno mi ha detto che da grande devo fare Marta Traverso. E visto che il qualcuno in questione è una persona a cui voglio molto bene, prendo come oro queste parole.

La verità è che non voglio fare nulla. Fare un lavoro, almeno per come vanno le cose in Italia oggi, significa mandare tanti curriculum finché qualcuno non ti fa un contratto a progetto, al termine del quale ti ritrovi a farti la solita domanda: «e adesso?». Nei casi migliori te lo rinnovano, il contratto, ma con una paga miserevole e un orario che più flessibile non si può.

No grazie, non è quello che voglio io. Non mi piace l'idea di dover trascorrere giornate intere chiusa in casa solo perché nessun boss aziendale ha bisogno di una come me nel suo staff. Non mi piace l'idea che il 30 novembre, a servizio civile ultimato, mi guarderò allo specchio e mi domanderò: «e adesso?».

Credo che solo chi si è costruito il proprio lavoro da zero può permettersi di dire di essere ciò che fa. E dire, come Stephen King, che non lavorare è il vero lavoro, il resto è tutta pacchia. E' un concetto difficile da assimilare, soprattutto in Italia: è necessario amare disperatamente il proprio lavoro, essere disposti a dedicarci tanto tempo e tanta pazienza, e adattarlo un passo alla volta al proprio modo di essere (e mai viceversa).

Non so se ci riuscirò, anche perché non ho ancora molto chiari i contorni di questo lavoro che voglio costruirmi, ma voglio ugualmente provarci.

1 commento:

Anonimo ha detto...

:-) Da grande allora devi fare Marta Traverso, quello è sicuro. Le idee chiare quelle verranno, e se non vengono è ancora meglio, così continui a sperimentare. laura