martedì 22 febbraio 2011

La bambina di vetro (Jodi Picoult)

Jodi Picoult ha il potere di fermare il tempo. Leggendo le sue pagine, si avverte inconsciamente un sospiro di sollievo, ma di quelli potenti, e un pensiero: meno male che non sta succedendo a me.

Charlotte e Sean hanno due figlie. La più piccola, Willow, soffre di osteogenesi imperfetta, più nota come la malattia che rende le ossa di vetro. Charlotte e Sean decidono di tentare una strada lunga e faticosa, una causa legale per garantire a Willow il denaro necessario per un futuro dignitoso.

L'unica via è però intentare una causa per nascita sbagliata: giurare che, se i medici si fossero accorti in tempo della malattia, avrebbero scelto l'aborto. Che Willow non sarebbe mai dovuta nascere. E che per questo i suoi genitori meritano di essere risarciti.

Ancora adesso non so rispondere alla domanda Cosa avrei fatto al loro posto? Sotto le mentite spoglie di un legal thriller, Jodi fa riflettere su queste domande senza risposta, come già avvenuto in Senza lasciare traccia e La custode di mia sorella.

La sorprendente tecnica narrativa che vede alternarsi il punto di vista di tutti i personaggi coinvolti impedisce di prendere fino in fondo le difese di una o dell'altra parte in causa. E questo ci ricorda che ogni azione, anche quelle più apparentemente crudele o incomprensibile, nasconde sempre una buona ragione da parte di chi la compie.

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