sabato 10 aprile 2010
Io e la mia mamma
Ci sono dei momenti in cui la strozzerei (metaforicamente, è chiaro).. se dovessi elencare i suoi difetti passerei sveglia gran parte della notte.. ho versato tante lacrime a causa di quei difetti, e ogni tanto ne verso ancora. L'ho sempre detto: i pregi li ho presi tutti dal papà, da lei ho ereditato solo l'ansia cronica e la mania di mettere tutto in ordine.
In questi giorni non è stata qui in casa con noi.. non è la prima volta che la ricoverano, e altre volte è stata fuori anche per periodi più lunghi. Ma questa volta l'ho patito più del solito... ieri pomeriggio, quando è tornata a casa, ho dormito. Ho dormito per ore, sul divano e poi a letto. Come quando la tensione si scarica di colpo e ti lascia senza forze.
Una parte di lei è malata da tutta la vita. Poi negli anni si sono aggiunte altre malattie. Nulla di grave, nulla di incurabile, ma tanti tassellini che uniti insieme formano un puzzle che è la croce di qualunque medico l'ha visitata. Questa è la prima volta che parlo di lei, e dato che sa a malapena come è fatto un pc neppure lo saprà.
Mi ha sempre sollevato frequentare persone che non la conoscono, così da non dover spiegare il perché di quella stampella. L'incidente neppure me lo ricordo, ho scoperto qualche giorno fa - cercandole un referto tra le sue cartelle - che è avvenuto nel gennaio 1996. L'ho sempre un po' odiata per essersi permessa di ridursi così, di chiudersi nel suo dramma e non accorgersi che la sua famiglia aveva bisogno di lei e lei di noi. «Se io morissi nemmeno se ne accorgerebbe», dicevo a me stessa - forse un po' esagerando - negli anni del liceo.
Parlavo di lacrime, poco fa. Ne ho versate tante, ma le prime sono arrivate appena qualche mese fa. Quando mi sono resa conto di cosa vuol dire avere paura di essere malata, di cosa vuol dire essere figlia, cosa vuol dire essere madre e cosa vuol dire essere donna..
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