Stamattina sono andata a una conferenza stampa. Un anno fa era parte della mia routine, qualcosa che vivevo quasi ogni giorno con un mix di timidezza ed eccitazione. Controllare l'ora, indovinare il posto (ho scoperto molte zone di Genova proprio grazie alle conferenze stampa), incamminarmi, arrivare, farmi avanti con l'addetta stampa (ma perché sono quasi sempre donne?), ritirare la cartellina, leggerla per ammazzare l'inevitabile quarto d'ora - se non di più - di ritardo, per poi fermarmi, ascoltare, scrivere.
Ho avuto troppa rabbia dentro per troppo tempo, per potermi rendere conto di quanto mi manca. Stamattina ascoltavo, ascoltavo, e ho avuto per un attimo chiaro quell'obiettivo su cui mi sto dibattendo, quella marta traverso che voglio diventare da grande. E con il passare delle ore i sogni e i progetti si inseguono, scorrono, passano, le cose da fare aumentano e i messaggi che lancio nell'etere trovano risposta. La mia città, la mia dimensione, la mia mente che macina e le mie mani che scrivono.
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