Ieri sono stata alla Galleria 44, in una traversa di via San Luca nel centro storico di Genova: si presentava il libro La sindrome di Bob Dylan di Emanuele Podestà, edito da Habanero. Era la prima volta che mi trovavo immersa nei vicoli della mia città, in mezzo a tanti ragazzi e ragazze che cercano di fare qualcosa, proprio come me.
Ne ho parlato anche nel mio ultimo post su SulRomanzo, il lit-blog con cui collaboro da alcuni mesi. Anche questo è un progetto che è nato dalla voglia di fare qualcosa di Morgan Palmas (lo racconta nella sua intervista), una delle menti più brillanti che io abbia mai conosciuto, che a piccoli passi sta trasformando il suo blog in un progetto ambizioso e interessante.
E poi c'è il servizio civile, che mi impegna per 30 ore di ogni mia settimana. I ritmi del comune non sono (e non saranno mai) i miei, a volte tiro fuori il mio lato aggressivo - e i miei compagni di viaggio ne sanno qualcosa! - ma di base provo a tirare fuori il meglio da questo anno, sia cercando il mio spazio di libertà in mezzo a montagne di burocrazia, sia dando il mio contributo a progetti interessanti come quello di cui si è parlato stamattina.
Mi accorgo che nella vita mi sono proiettata su Internet e ho dimenticato la realtà. Ho fatto leggere i miei racconti a decine di estranei, ma non a molti che mi conoscono personalmente. Ora invece ho iniziato a cercare un modo per radicarmi nella mia città e fare anche qualcosa di concreto.
3 commenti:
Qui, per il caso della rete, anche io c'ero ieri. La presentazione è stata davvero una delusione. Ragazzini che si aggiravano con occhiali e piercing tra il nerd e lo chic, e persone spocchiose di mezza età (probabilmente tutti amici e parenti).
Il trionfo del già visto, purtroppo, e lo dico con amarezza. Per l'ennesima volta capisco che se una persona in qualche modo non è sostenuto, in primis da genitori benestanti che sganciano la grana per stamparti in proprio i libri, o da politici, ecc, trova davanti a sè una strada difficile.
Percorro la strada più ripida con fierezza.
A me non è sembrata una delusione, anzi è bello vedere che dei ragazzi al giorno d'oggi abbiano questo spirito d'iniziativa, a prescindere dalla qualità del prodotto e dai risultati.
Che poi alle presentazioni di libri poco conosciuti ci siano solo o soprattutto amici e parenti, penso sia purtroppo un must a tutte le età.
Caro Amico anonimo (io so chi sei, il solito invidioso),
Visto che stai percorrendo la "strada più difficile" ti consiglio di mandarci un tuo manoscritto, noi di HabanerO ed Erga (nella persona di Marco Merli) non facciamo pagare le pubblicazioni di nessun libro: come non ho pagato io non pagherai tu e riuscirai a liberarti dal giogo dell'invidia che ti fa parlare, andare alle presentazioni di chi dici di non stimare. Si può avere di meno da fare di te? Non lo so, forse io che ti rispondo corro questo rischio quindi interromperò questo messaggio quando meno...........
Emanuele Podestà
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