Premetto una cosa: vado a Messa tutte le domeniche e sono ben felice di farlo. Sono credente, ho ricevuto un'educazione cattolica, e con il passare degli anni - tra alti e bassi - sto imparando a conciliare la fede e il "pensare con la mia testa".
Un conto sono le convinzioni personali, altro conto è il rapporto con le istituzioni (anche se per molti le due realtà coincidono).
Premessa finita, ecco il fatto.
Domenica scorsa ci sono state le elezioni, e ancora una volta la Cei ha invitato a votare chi è contro l'aborto. In pieno cataclisma mediatico per le rivelezioni del NYT, questa mattina il Papa ha ribadito che bisogna tutelare la dignità dei bambini non ancora nati.
Ora attenzione, perché sto per dire una cosa molto scomoda: ma questa Chiesa che sa parlare solo di aborto sta diventando un po' noiosa.
Non voglio sminuire nulla, ci mancherebbe. L'aborto è un tema importante e delicatissimo, un dramma per molte donne costrette a fare questa scelta. Non ho mai vissuto nulla del genere e non so neppure lontanamente cosa si deve provare.
Tuttavia, penso che la Chiesa dovrebbe ricordare che anche i bambini già nati hanno una dignità. Quei bambini che hanno subito abusi - che sia da un parente, da un insegnante, da un prete o dal vicino di casa - e a cui nessuno può restituire l'infanzia. Oppure quei bambini i cui genitori non riescono ad arrivare a fine mese o hanno perso il lavoro.
Chi tutela i diritti di questi bambini? Di sicuro non quei politici che sono contro l'aborto (su quelli a favore non saprei pronunciarmi).
In chiusura, l'illuminante lettera a Corrado Augias su Repubblica di oggi: «La candidata Bonino innervosiva le gerarchie perché, ha spiegato martedì monsignor Fisichella, «è all’opposto dei valori fondamentali del cristianesimo». Non è all’opposto invece un leader pluridivorziato, pluriadultero».
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