lunedì 26 aprile 2010

Nichi my love

E' difficile definirmi politicamente. Per me destra e sinistra sono facce di uno stesso calderone, nessuna di loro sa davvero fare quella differenza di cui tutti abbiamo così bisogno.

Alle ultime regionali ho votato turandomi il naso, pensando che un cambio-express di residenza in Puglia o Lazio mi avrebbe ampiamente semplificato la vita. Ieri sera torno a casa dopo aver visto Agorà, un film meraviglioso, un inno alla libertà di pensiero e un inno alle donne, accendo il televisore perché è quasi ora della Littizzetto e mi ritrovo incantata dalle parole di Nichi Vendola, uno dei pochi nomi della politica che ancora stimo, ammiro, adoro.

Sarà che non ho vissuto la Resistenza, ne il Sessantotto, ne gli anni di piombo, e che la mia ideologia politica si è formata in era post-Tangentopoli e nel pieno berlusconismo, e quindi non è facile alla mia età formarsi una vera coscienza politica. E allora se vado alle urne preferisco votare per chi, almeno a parole, sa ancora dire pane al pane e vino al vino.

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